All’utente basta guardare le immagini sul monitor e concentrarsi sul posto in cui vuole essere portato. Il programma ‘traduce’ in comandi i segnali neurali del cervello facendo dirigere automaticamente la carrozzella nel luogo prescelto”
Roma – Guidare la propria sedia a rotelle con la sola forza del pensiero. Non e’ una magia, ne’ la scena di un film di fantascienza, ma una rivoluzionaria tecnologia sviluppata dal Laboratorio di Intelligenza Artificiale e Robotica del Politecnico di Milano. Per un obiettivo molto serio: ridare autonomia di movimento a chi l’ha persa, o non l’ha mai avuta, a causa di problemi neurologici.
“La carrozzella studiata al Politecnico di Milano -spiega Matteo Matteucci- e’ un ausilio robotizzato che sfrutta un’interfaccia cerebrale chiamata Bci, Brain Computer Interface, per consentire al suo passeggero di comandarla senza utilizzare alcun muscolo, ma solo con l’attivita’ cerebrale, rilevata da un elettroencefalografo e interpretata da un programma di Intelligenza Artificiale”.
Erano state progettate per durare soltanto pochi mesi sulla superficie del pianeta più vicino a noi, e invece i due robot della Nasa, Spirit e Opportunity, sbalordendo i loro stessi progettisti, festeggiano il loro quinto compleanno su Marte.
Spegnere 5 candeline sul Pianeta Rosso e’ un risultato a dir poco lusingiero per la Nasa, se si pensa che i tecnici della Nasa avevano preventivato che durassero non piu’ di 3 mesi.
E invece, sorprendendo tutti, i due rover esplorano Marte, rispettivamente dal 3 e dal 24 gennaio del 2004. “Sono incredibilmente resistenti” – ha dichiarato senza mezzi termini John Callas, capo progetto al Jet Propulsion Lab di Pasadena.
A discapito di tutte le previsioni, il fulcro della “vita” cibernetica attuale è in Europa, che detiene una media di 50 robot industriali ogni 10mila operai. Staccati il continente americano e quello asiatico, con una densità robotica pari rispettivamente a 31 e 27. In dettaglio, è comunque il Giappone a fare la parte del leader, con 295 robot ogni 10mila operai, seguito da Singapore e Sud Corea. Sesta nella classifica generale, ma terza tra le europee l’Italia, con una densità robotica pari a 124, a due sole lunghezze dalla Svezia ma ancora troppo distante dalla Germania che occupa il quarto posto grazie alla sua florida e tecnologica industria automobilistica.
Ha gli occhi a mandorla e il corpo di una pin-up: lunghi capelli neri, lo sguardo gentile, i modi delicati. Si chiama Aiko ed è un robot. Anzi, è la moglie-robot inventata dal giapponese Le Trung, che l’ha creata e collaudata in circa due anni in Ontario, in Canada.
Il sogno del giovane inventore nipponico è costato circa 14.000 dollari: un investimento per il futuro visto che, riferisce il Sun, l’obiettivo è avere compagnia negli anni della vecchiaia. ”Aiko è il risultato dell’incontro tra la scienza e la bellezza”, ha spiegato Le.
Cero è che Aiko – che guardacaso si chiama come la principessa giapponese – è soprattutto uno straordinario esempio della perizia umana. La ‘giovane’ robot comincia la sua giornata leggendo al suo inventore le news dei principali quotidiani locali, va in macchina con il ‘compagno’ e, ovviamente, non ha bisogno del navigatore satellitale per destreggiarsi nel traffico.
Non ci sarà nessuna differenza tra uomini e macchine nel 2029: “Non sarà possibile entrare in una stanza e dire: Ok, umani a sinistra e macchine a destra. Sarà tutto mescolato: ci saranno esseri biologici con macchine elaboratrici nel cervello, e la parte sintetica potrebbe essere molto più complessa della porzione organica. Non ci sarà una distinzione chiara tra dove finiscono gli esseri umani o le intelligenze biologiche e dove iniziano quelle artificiali”.
Ray Kurzweil, futurologo che da tempo teorizza la nascita di una nuova specie con il contributo di umani e macchine, torna a parlare della sua visione del futuro della tecnologia: in una lunga intervista ribadisce la sua teoria della legge del ritorno accelerato, e la pone alla base del progresso e del miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità nei prossimi vent’anni. È grazie alla tecnologia, all’avanzare degli studi in tutte le discipline a un ritmo sempre crescente, che entro pochi lustri la promessa di una vita allungata e di macchine coscienti diventerà realtà.
La gara consisteva nel far salire i robot lungo il fianco di un piccolo cratere. Raggiunta la sommità, si doveva scendere sul fondo del cratere stesso, avvicinare una zona nella quale gli organizzatori avevano disposto della sabbia su un foglio di plastica. Il robot a questo punto doveva prelevare un campione.
David, il robot progettato al Centro E.Piaggio della Università di Pisa, si è piazzato al secondo posto del Lunar Challenge, gara indetta dall’ESA, l’agenzia spaziale europea, e rivolta a team di studenti e dottorandi di università e centri europei. Il primo posto è stato assegnato a un team della Università di Brema. Partecipava alla competizione finaleanche un altro team italiano – sempre pisano, fra l’altro – quello della Scuola Superiore Sant’Anna, anch’essa collocata a Pisa.
Battezzata VB8001, la nuova scheda ha un formato Mini-ITX di 17 x 17 cm, supporta un processore Nano a 1,6 GHz e fino a 4 GB di memoria RAM DDR2. È dotata di uno slot mini-PCIe, due porte Serial ATA e una porta Gigabit Ethernet.
La sezione grafica e audio è affidata al chipset VIA CN896, basato sulla GPU Chrome9 e capace di supportare le librerie DirectX 9 e l’audio surround 5.1. Grazie allo slot PCi Express x16, la VB8001 può anche ospitare una scheda grafica PCIe: ciò la rende adatta anche per i PC desktop small form factor adibiti a sistemi multimediali e da gioco. Le specifiche tecniche integrali della scheda sono riportate qui.
Il progetto dell’auto-robot è di un team di ricercatori italiani del VisiLab dell’Università di Parma guidati da Alberto Broggi, l’ingegnere elettronico papà del progetto Argo, pietra miliare nella storia della robotica veicolare mondiale. Per realizzare il progetto di auto-robot, il team di Broggi ha ricevuto un finanziamento di un milione e 800 mila euro dall’European Research Council.
“Il progetto -spiega Broggi- durerà in tutto 5 anni, ma noi abbiamo già acquisito importante know-how in passato con due precedenti veivoli-robot, il Terramax 1, veivolo per il deserto realizzato nel 2005 e costato 6 mln di dollari, ed il Terramax 2, ancora più intelligente, autonomo e abbastanza capace di muoversi in città. Lo abbiamo realizzato per gli Usa che ce lo hanno finanziato e con i quali lavoriamo con il Dipartimento della Difesa”. “Ma il nuovo progetto -aggiunge- punta più in alto, peccato”.
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Fra non molto tempo le persone anziane potranno rimanere indipendenti anche se non sono autosufficienti. Questo ossimoro sarà reso possibile grazie alla robotica. Sensori incassati nelle stanze delle abitazioni degli anziani potranno permettere un monitoraggio costante degli stessi da parte di computer che utilizzano la rete internet per interfacciarsi con l’esterno. Se viene rilevato quanche movimento fuori dal comune, viene registrato attivando una serie di procedure per capire di cosa si tratta.
Si utilizzeranno robot mobili, sensori e telecamere evolute per tale scopo. Questo progetto nella sua banalità dell’idea è interessante: infatti si dovranno sviluppare ulteriori tecnologie oltre a quelle già presenti per capire tramite delle registrazioni sensoriali quali azioni stia compiendo una persona.
La persona anziana così monitorata potrà godere di qualche “grado di libertà” in più 🙂